Persone perbene
Rettitudine e innocenza nel mondo postmoderno
Pubblicazione:
12 ottobre 2015
Edizione:
1
Pagine:
48
Peso:
62 (gr)
Collana:
P9 Lampi
Formato: 102x165x5 (mm)
Confezione: Brossura con bandelle
Altri autori:
Tradotto da
Caterina Sveva Lenzi
EAN: 9788810567159
9788810567159
Descrizione
Non ci sarebbe bisogno di leggi, di regole, di comandamenti, se non ci fossero uomini e donne disposti all’imbroglio, alla menzogna, al furto, al falso giuramento e all’omicidio. Eppure – sostiene Ágnes Heller – fino a quando la capacità di distinguere il bene dal male prevale sugli altri princìpi, resta valido un punto centrale di riferimento morale. «Certamente ogni persona retta lo è in modo diverso, ciascuno a suo modo, ma l’uomo e la donna retta rimangono sempre colui o colei che preferirebbe, se fosse posto di fronte a una scelta, soffrire un’ingiustizia piuttosto che commetterla, subire un torto piuttosto che farlo di proposito a un altro». Tuttavia, la rettitudine non è immediatamente identificabile con la bontà o con la scelta della sofferenza come testimonianza morale. L’irreprensibilità di una persona retta è molto più modesta: essa sceglie di soffrire solo nel caso in cui l’unica alternativa alla sua sofferenza sia la causa indiretta della sofferenza altrui.
Sommario
I. La morale non è scomparsa. II. Comunità etiche. III. Saper distinguere il bene dal male.
IV. La rettitudine. V. L’ingiustizia subita o commessa.
IV. La rettitudine. V. L’ingiustizia subita o commessa.
Note sull'autore
Ágnes Heller, filosofa ungherese, allieva di Gyorgy Lukács ed esponente di spicco della scuola di Budapest, fu costretta a lasciare l’Ungheria nel 1977. Ha insegnato in Australia e, in seguito, alla New School for Social Research di New York, ricoprendo la cattedra intitolata a Hannah Arendt. Tra le sue opere: Oltre la giustizia (Il Mulino 1990), Filosofia morale (Il Mulino 1997), Per un’antropologia della modernità (Rosenberg & Sellier 2009), Gesù l’ebreo (Mimesis 2010), Sociologia della vita quotidiana (Pgreco 2012), Solo se sono libera (Castelvecchi 2014).